




La valle Po è forse uno degli angoli più suggestivi del Piemonte e permette di arrampicara in diverse strutture tutte molto pittoresche.
Una di queste è quella che scoprimmo per caso girovagando su internet. Leggo di queste cosiddette 'placche Giacottino' ed è breve, per noi drogati di montagna, il passo tra la lettura e la decisione di andar a far due tiri.
Dettagli:
- una trentina di tiri dal 4a al 7b con alcuna vie di più lunghezze fino a 3.
- Locazione: dopo Paesana 200 m prima del ponte di Oncino sulla destra - piccolo cartello-.
E' sabato, fa fresco. Al volante c'è il vecchio che, essendo ipocondriaco, ogni tanto leva le zampe dal volante per sentire se il cuore gli batte ancora.
Seguono litigi e battibecchi finché mi scappa un: - e tieni quelle cazzo di mano sul volante-. Allora la pianta lì.
Da Torino sarà si e no un'ora e qualcosa di macchina ma guidando il vecchio ci impieghiamo più o meno il tempo di un pellegrino appiedato sulla via di Santiago di Compostela.
Infine, tragicamente e non senza qualche altra scenata, arriviamo al parcheggio vicino al cartello - piccino, piccino...- della palestra di roccia.
Ora ci saranno si e no dieci secondi di avvicinamento in salita moderata.
La sorpresa è fin da subito grande. Possibile che dietro la vegetazione vi possa essere una simile struttura rocciosa?!
La palestra è divisa in due zone: superiore - con vie di placca semplice che si abbatte quasi subito -, inferiore - le vie più belle, tecniche, lunghe e continue-.
Ci imbrachiamo e parto su una delle vie per deficienti del settore superiore - via che peraltro mi sarei volentieri evitato se non fosse che il vecchio voleva iniziare sul facile-facile-.
Quindi passiamo a placche più tecniche e divertenti - finalmente...eh,eh,eh...-
Saliamo delle lunghezze molto interessanti su uno gneiss compatto e dal grip inimmaginabile - simile a quello del Monte Bracco, ma forse migliore data la relativa giovinezza degli itinerari-.
Arrampichiamo, quindi, fino alla stanchezza più totale, fino a non sentir più ne i piedi ne tanto meno le mani.
Alla fine, quando chiunque ne avrebbe le palle piene ci manca ancora qualcosa per concludere la giornata; ancora un ultimo giro sulle giostre.
La calata in doppia nel vuoto.
Vicino alla falesia, infatti, è stato attrezzato un becco per fare una calata di venti metri nel vuoto più totale.
eh,eh,eh...
Allora cosa stiamo aspettando?
Da bravi scemi ci dimeniamo nel vuoto e -cosa ben peggiore- ci fotografiamo a vicenda.
Così un giorno, quando questo ardore per la roccia sarà represso dal lavoro guardandole potrò trovare le parole per la lettera di licenziamento - ah,ah,ah...-
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