sexy-gate: Giacottino's creation



Il Buorcèt è una delle più belle strutture per fare vie di più lunghezze della val Chisone.
La roccia è un bello gneiss a volte muschiato ma con un grip eccezionale. Usuali del luogo sono i ricorrenti tettini.
Il posto, ahimè, non si segnala esattamente come luogo per principianti così la frequentazione è riservata ad arrampicatori con un certo livello minimo e qualche conoscenza alpinistica.

Sentiamo parlare di questa via del chiodatore delle omonime placche in Valle Po e decidiamo istintivamente di andarci a fare un giro, certi di non poterne restare delusi.

Dettagli:

- Tiri e difficoltà: D+; V+ max ed obbl., 6 L. 150 m.
- Località: Roure, Val Chisone.

Partiamo alle prime luci dell'alba come al solito.
Guido io che sono un pirata della strada ed in poco meno di un'ora siamo al parcheggio di Roure.
Fa un freddo porco, ma proprio da congerlarsi.
Quindi partiamo prima che il signor findus ci prelevi per venderci in qualche mercato asiatico di cannibali.
L'attacco della via è subito dopo un ghiaione segnalato con una bella scritta in vernice rossa.
Il primo tiro, di 5b, ha una bella partenza.
Una breve placca e sono in sosta.
Recupero l'audace che mi raggiunge sorridente. Oggi il motore gira bene.
Uno spostamento che sarà si e no III e arriviamo alla seconda sosta.

Qui inizio una bella placca di V che si abbatte pochi metri prima della sosta. Piazzo il bd 0.5 in un fessurino giusto per allenamento perchè la spittatura non dà problemi.

Il quarto tiro, oltre che contenere il tratto chiave, è anche il più bello.
Gradato di V+ è il più vario della via offrendo una bella placca lavorata che porta ad un tettino.
Unico neo a mio parere la chiodatura strana.

Infatti dopo aver moschettonato il primo rinvio si sale per il secondo seguendo la faccia destra di uno spigolo. Lo spit però è sulla faccia sinistra e non ci si accorge se lo si supera.
Così mi trovo col culo cinque metri sopra il primo spit e poco sopra il secondo. Di poco, è vero, ma quel tanto che basta per non arrivare a moschettonarlo.

- è tanto sotto il chiodo?- grido all'audace che mi osserva dalla sosta.

- no, no se ti sporgi ci arrivi-

Mi sporgo più che posso ma non ci arrivo comunque.

- guarda che non ci arrivo- le grido imbestialito.

- ah, già - mi risponde scuotendo le spalle.

Poi ho l'illuminazione.
Se c'è qualcuno lassù penso proprio che quel giorno mi stesse guardando.
Sfrutto una fessura a destra per piazzare il bd 1 e ho quel tanto di protezione psicologica che mi permette di scendere in modo spastico a moschettonare il secondo chiodo.

E' fatta, salgo, tolgo il friend e finisco la lunghezza.

Ancora un V di placca ed un IV e siamo alla sosta finale.

Ci diamo il cinque.

La calata per raggiungere il sentiero di discesa è di 30 metri nel vuoto. Fantastica.

La giornata finisce bene ed alla sera, prima di dormire, pensiamo alla via appena fatta.

Qualcuno disse: - verba volant, scripta manent-

Chiodare un itinerario non è poi un modo di scrivere sulla roccia i propri pensieri?

Ma allora...Giacottino a cosa pensavi quando hai messo quel maledetto chiodo fuori dalla visuale?!

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