A Malibù vacci tu!











Ecco, per farla breve, la nostra arenaria.
Certo perchè si finisce sempre per pensare che solo all'estero si trovi qualcosa di particolare come se da noi ci fossero solo rocce da poveracci.
Ma queste sono leggende metropolitane che stiamo oramai debellando in questa nostra crociata.
L'arenaria, per esempio, chi l'avrebbe mai detto che per trovarla bastava andare a Gavi?
Praticamente nessuno, visto che a Gavi, nell'alessandrino, c'è solo pianura. Si, lo so, cari lettori, per noi amanti delle rocce la pianura è deprimente ma quella che vi sto per descrivere è una pianura, se mi perdonate la contraddizione, verticale.
Pianura verticale.
Come dire mare asciutto, ma per quanto incredibile è proprio così.
Cogliamo al volo un articolo apparso su di una rivista di settore. Parla delle falesia di Gavi, dell'arenaria di cui sono composte e delle grande varietà di itinerari.
Così da bravi vagabondi ci fiondiamo verso questa nuova meta.
Infatti nulla è meglio di visitare tante rocce diverse, si torna sempre a casa bollati ma il divertimento è assicurato. Così proviamo questa arenaria.
Con ancora nel cuore il ricordo amaro del porfido di Predazzo ( che mazzate ragazzi) decido di continuare questo percorso ascetico della verticale.
Da Torino Gavi dista solo un'oretta di macchina, forse meno.
Tra le varie falesia scegliamo la ''scogliera'' un'isolata barra di arenaria che si sviluppa in lunghezza piuttosto che in altezza. Per raggiungerla passiamo da una sterrata da film horror con tanto di casa diroccata con cortile pieno di macchine abbandonate. Toccando ferro preghiamo che presto non ci sia anche la nostra...
Quindi se non l'aveta mai visto ( e perciò siete indietro, miei/e cari/e) andatevi a vedere ''non aprite quella porta'' ( l'originale non il remake s'intende) e capirete ciò che voglio dire!
Ed infine raggiungiamo la ''scogliera''.
Ci colpisce subito per la roccia alquanto ''particolare''.
Generalmente bianca appare molto liscia ma per fortuna evidenti scavi evitano di farci salire troppo la pressione.
Ora: non è che sia un amante degli scavi ma non sono nemmeno un purista; se una roccia non può essere salita altrimenti qualche scavo ( senza esagerare) può anche starci. Ma solo nel caso non possa esser salita altrimenti, sia chiaro.
Così ancora una volta ci rimettiamo a giocare con Toby che, completamente a suo agio, si mette a dormire e Maurizio che impallidisce all'idea di spalmare i piedi su quella roccia all'apparenza così farinosa.
Sulla via di riscaldamento un piccolo tettino iniziale mette in difficoltà Maurizio che infine, rigorso nei confronti della sua non-etica, decide di salire con una scaletta trovata alla base della parete.
Seguono fischi ( ed insulti) ma potete capirlo da voi.
Poi scende e con noncuranza alza le spalle e dice:'' mi tremavano i polsi''.
Vabbè, lasciamo perdere la correlazione tra la scaletta ed i polsi che tremano ( poteva accadere nella divina commedia ma non certo a Gavi...).
Intanto l'audace perfettamente a suo agio sulla roccia comincia a sbizzarrirsi da prima su quelle vie.
Toby, tanto per non smentirsi, continua a dormire ( vedi foto) usando come guanciale un sasso.
La falesia è divisa in tre settori con una scalata generalmente verticale e di movimento. Ma vi è anche un ultimo settori di strapiombi con vie spesso violente su scave ( per fortuna arrotondate) e diversi progetti non ancora liberati per una decina di vie da 6c al 7a+.
Proprio qui dopo il rodaggio provo ''trip'' (6c) un vero viaggio nel boulder con un lancio a metà putroppo su un terrazzino pieno di sabbia. Così ravano fino alla catena. A fianco una linea simile, ''superfreud'', ha lo stesso problema del terrazzino sporco.
Intanto l'audace fa mambassa di vie ai muri grigi ed al pilastro bianco.
Giungono anche i chiodatori a sistemare le vie e togliere la terra caduta con il recente maltempo.
Simpatici e disponibili ci consigliano le vie da fare e ci ispirano ad una prossima visita alla parete del forte di Gavi.
E la giornata non può che finire al tramonte con le braccia piene ma non abbastanza da non poter fare un giro su ''Pietrosupietra'' (6b) bel muro dove occorre muoversi bene coi piedi.
Mettiamo via la roba quando veramente non ne abbiamo più ( dico davvero!) e fuggiamo per non fare la fine dei ragazzi di ''non aprite quella porta''.

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