1.
Sono le quattro di notte ed i miei occhi sono due fanali puntati sul soffitto. Ieri sera avevo sonno mi sono addormentato subito poi che ne so mi sono svegliato. Niente di strano, comunque, succede così da quando avevo diciotto anni.
Attendo trepidante la mattina neanche fossi assediato da una masnada di vampiri. La notte, quando si è insonni, è più o meno lunga come la guerra dei trent'anni.
Toby, il mio cane, dorme sotto il mio letto e rumoreggia come una ruspa diesel. Poi si sveglia verso le cinque e mi dà dei colpi con quel suo muso acuminato solo per vedere se sono sveglio. No, non fraintendete non lo fa per cortesia lo fa perché vuole giocare. Quello strano quadrupede è ossessionato dal gioco corre avanti ed indietro per casa ostentando uno di quei babacci rumorosi nella speranza di trovare qualcuno da stordire. In giro se ne sentono di tutti i colori gente ossessionata dal gioco d'azzardo, dal sesso, dai cellulari ma il mio cane, potete credermi, li batte tutti. E non lo dico per dire, giuro.
Sono le quattro di notte ed i miei occhi sono due fanali puntati sul soffitto. Ieri sera avevo sonno mi sono addormentato subito poi che ne so mi sono svegliato. Niente di strano, comunque, succede così da quando avevo diciotto anni.
Attendo trepidante la mattina neanche fossi assediato da una masnada di vampiri. La notte, quando si è insonni, è più o meno lunga come la guerra dei trent'anni.
Toby, il mio cane, dorme sotto il mio letto e rumoreggia come una ruspa diesel. Poi si sveglia verso le cinque e mi dà dei colpi con quel suo muso acuminato solo per vedere se sono sveglio. No, non fraintendete non lo fa per cortesia lo fa perché vuole giocare. Quello strano quadrupede è ossessionato dal gioco corre avanti ed indietro per casa ostentando uno di quei babacci rumorosi nella speranza di trovare qualcuno da stordire. In giro se ne sentono di tutti i colori gente ossessionata dal gioco d'azzardo, dal sesso, dai cellulari ma il mio cane, potete credermi, li batte tutti. E non lo dico per dire, giuro.
In qualche modo Toby si rimette a dormire dopo avermi trapassato due o tre costole con il suo naso umidiccio. La sua non è pietà sta gia escogitando una vendetta.
Verso le sei di mattina, quando qualche filo di luce comincia a filtrare dalle persiane, vedo mia mamma che si trascina in cucina con la sua aria affranta – anche lei dorme male/non dorme-.
Sto a letto ancora mezz'ora giusto per vedere se riesco a rubare un quarto d'ora di sonno. No niente continuo a girare in queste coperte stropicciate oramai divenute il mio sudario.
Alle sette mi alzo e vado a fare colazione. Nel tinello mi aspetta mia mamma che sta guardando qualche assurdo b-movie su un bambino malato di leucemia. Come tutte le mattine mi chiede ''hai dormito?!'' non le rispondo, la risposta la sa gia guardando nel fondo dei miei occhietti bordati di nero.
La colazione è un rito che si consuma caldo nel senso che Toby mi dà continui colpi nel costato col muso per farmi capire che vuole scendere. Dopo pochi minuti di questo trattamento sono più sfatto di un pugile a fine carriera. Trangugio latte, merendina da dodicenne ed una banana stroboscopica e mi fiondo nell'ascensore.
Toby mi segue come un'ombra. La mamma arriva dopo un lasso di tempo che molti di voi giudicherebbero biblico. Stava leggendo un libro. Lei legge sempre libri, lei vive nel mondo dei libri non che la cosa sia un male, almeno dal mio punto di vista.
Il giro del mattino è sempre lo stesso perché i cani sono abitudinari guai a sconvolgere la routine; così ho finito per diventare abitudinario anch'io, lo stesso giro, senza mai variare nulla. Ed il tragico è che mi diverte.
Toby cammina tutto tronfio per dimostrare d'essere un cane alpha e fa la pipì così in alto che prima o poi gli si lusserà l'anca. Il suo portamento è fiero con la coda alta come un pennacchio ed il muso incastonato nel collo poderoso.
Se però sente un botto, un tuono o uno sparo mi devo preparare ad un rodeo improvvisato. Gli altri cani s'acquattano, si nascondo tra le gambe dei padroni ne ho sentite di tutti i colori ma mai nessuno è riuscito ad emulare il mio amico. Lui parte come un razzo e tira con tutte e quattro le zampe come se avesse la mummia alle calcagna. Ora immaginatemi dall'altra parte del guinzaglio aggrappato con due mani, la faccia sofferente e rossa che faccio di tutto affinché le spalle non mi schizzino fuori dalle inserzioni. Comunque sia dopo circa venti minuti la sua furia scema e riprende a camminare più o meno normalmente.
Finito il giro lascio a casa mamma e cane e scendo in garage a prendere la moto. La mia moto mi piace, svicolare nel traffico, guidare sportivamente è tutto fantastico solo che giusto l'altro giorno ho avuto la geniale intuizione di uscire con la pioggia. Sono solo due gocce; le ultime parole famose.
Esco dal garage ed il cielo mi piscia in testa tante, tantissime brutte notizie. Ma insisto e vado fino in facoltà dove arrivo fradicio come un palombaro senza tuta. Entro e mi sento addosso gli sguardi inquisitori dei presenti. Vado in bagno per tentare di asciugarmi ma dovrei sperare in un fohn gigante o roba simile. Così torno alla moto e di qui a casa sempre sotto una pioggia pressante. Pensare che nei film si vedono questi personaggi selvaggi e fieri che viaggiano su poderose moto sotto la pioggia, con l'uragano, con la neve e sono così fighi. Magari ti mettono di sottofondo ''eye of the tiger'' e ti esalti al pensiero di poterlo fare a tua volta. Bè avevo capito di non essere tagliato per fare il personaggio duro e puro da film. Semmai ero tagliato per vederli, i film; infatti dopo essermi asciugato mi misi a vedere per l'ennesima volta uno dei film di Romero.
Questa mattina non piove così dopo il giro con Toby posso andare in facoltà senza il rischio d'una immersione non richiesta.
Parcheggio ed entro: i corridoio sono vespai pronti ad esplodere, le aule piene di gente con le idee chiare. Fa sentire così a disagio vedere tutta queste persone così focalizzate. Bè, immagino l'avrete gia capito, ma non sono uno stacanovista dello studio. Cribbio è naturale esser come me quando cresci con una mamma che ti fa preparare l'esame delle medie in un bar, no?
La mia aula è una delle prime entrando. I compagni di classe hanno l'aria impegnata o chi non lo è finge almeno di esserlo. In effetti mi sento fuori luogo. Si, ecco vorrei correre fuori acchiappare la moto. No, anzi sentite questa: vorrei saltare dal secondo piano centrare in pieno la sella della moto e darmi alla macchia come un novello Zorro. La verità è che probabilmente cadrei sul magnifico rettore tramortendolo e procurandogli fratture probabilmente mortali così seppur sopravvissuto passerei il resto della mia vita a lavorare per risarcirne la famiglia.
No se c'è una cosa che mi è chiara è che le mie idee non vanno mai a buon fine. Ne ho gia combinate di tutti i colori e pensare che sono partito da buone premesse, giuro.
Ecco ho centrato il punto ne combino sempre qualcuna; ma non per cattiveria piuttosto per persecuzione. Sono perseguitato da un fato cinico e baro ed anche se questo non fosse vero è così bello avere qualcosa o qualcuno a cui dare la colpa. Non ho passato l'esame? Bè, certo, è colpa della sfortuna o del destino ma non mia.
State certi che se c'è una cosa che fa presa sulle mamme è l'immagine del perseguitato. Indossare gli abiti del perseguitato equivale a guadagnare l'immunità agli occhi di più o meno tutte le mamme del mondo.
Sono seduto in classe e converso più o meno con i soliti personaggi. Sono a disagio perciò dico cose che non penso e che se anche pensassi non direi di certo in condizioni di normalità. Tiro spesso su col naso non so per quale motivo ma ho letto che lo fanno i cocainomani e quindi presto si spargerà la voce che sono uno strano cocainomane o che sono strano perché sono un cocainomane. Bè non sono un cribbio di cocainomane ma il naso mi prude come se dentro vi fosse un raduno di formiche rosse.
Alle otto e quindici entra il professore.
E' un uomo anziano e colto che sembra saperla lunga più o meno su tutto. Il fatto che fossi in prima fila ha fatto si che mi proponessi come referente.
Bè la verità è che non mi sono proposto, non volontariamente intendo. Il professore ha chiesto chi volesse fare da referente fissandomi – ero l'unico in prima fila- con quei suoi occhi penetranti e minacciosi. Così ho detto ''lo faccio io'' ed ho pure sorriso come se la cosa mi rendesse felice o fiero o che ne so. In verità avrei voluto essere seduto in fondo o meglio ancora appeso all'appendino come un innocuo giubbotto sdrucito.
Da quel giorno sono il referente. Il professore mi comunica le sue assenze ed altre amenità ed io le rendo note. E non mi paga nemmeno. Il cane non muoverà la coda gratis ahimè io si.
Il docente inizia a spiegare e quello che dice è interessante. Sta parlando del consumismo, del bisogno esasperato di avere ed avere ed ancora avere che caratterizza la nostra società. Più o meno per un'ora parla di come l'uomo sia un animale incompleto e di come sperperi la sue esistenza consumando. Così durante l'intervallo vorrei strapparmi i vestiti di dosso, bruciare il -poco- denaro che ho nel portafogli ed andare in giro nudo come Adamo. Ma non lo faccio per non alimentare la favoletta del cocainomane.
Un'altra ora di questo tenore e sono fuori. No voglio dire non che le lezioni siano finite almeno per gli altri. Ma torno a casa sulla mia moto da consumista.
Apro la porta di casa e Toby mi salta addosso perché è offeso che non l'ho portato appresso e l'unico modo che conosce per mostrare il proprio dissenso è la violenza. Mi morde ad una spalla e più o meno mi graffia una decina di volte. Poi con un'inaspettata magnanimità mi lascia stare. Dopo due secondi è di ritorno con il babaccio in bocca e gli occhi diabolici che dicono ''giochiamo''...
Verso le sei di mattina, quando qualche filo di luce comincia a filtrare dalle persiane, vedo mia mamma che si trascina in cucina con la sua aria affranta – anche lei dorme male/non dorme-.
Sto a letto ancora mezz'ora giusto per vedere se riesco a rubare un quarto d'ora di sonno. No niente continuo a girare in queste coperte stropicciate oramai divenute il mio sudario.
Alle sette mi alzo e vado a fare colazione. Nel tinello mi aspetta mia mamma che sta guardando qualche assurdo b-movie su un bambino malato di leucemia. Come tutte le mattine mi chiede ''hai dormito?!'' non le rispondo, la risposta la sa gia guardando nel fondo dei miei occhietti bordati di nero.
La colazione è un rito che si consuma caldo nel senso che Toby mi dà continui colpi nel costato col muso per farmi capire che vuole scendere. Dopo pochi minuti di questo trattamento sono più sfatto di un pugile a fine carriera. Trangugio latte, merendina da dodicenne ed una banana stroboscopica e mi fiondo nell'ascensore.
Toby mi segue come un'ombra. La mamma arriva dopo un lasso di tempo che molti di voi giudicherebbero biblico. Stava leggendo un libro. Lei legge sempre libri, lei vive nel mondo dei libri non che la cosa sia un male, almeno dal mio punto di vista.
Il giro del mattino è sempre lo stesso perché i cani sono abitudinari guai a sconvolgere la routine; così ho finito per diventare abitudinario anch'io, lo stesso giro, senza mai variare nulla. Ed il tragico è che mi diverte.
Toby cammina tutto tronfio per dimostrare d'essere un cane alpha e fa la pipì così in alto che prima o poi gli si lusserà l'anca. Il suo portamento è fiero con la coda alta come un pennacchio ed il muso incastonato nel collo poderoso.
Se però sente un botto, un tuono o uno sparo mi devo preparare ad un rodeo improvvisato. Gli altri cani s'acquattano, si nascondo tra le gambe dei padroni ne ho sentite di tutti i colori ma mai nessuno è riuscito ad emulare il mio amico. Lui parte come un razzo e tira con tutte e quattro le zampe come se avesse la mummia alle calcagna. Ora immaginatemi dall'altra parte del guinzaglio aggrappato con due mani, la faccia sofferente e rossa che faccio di tutto affinché le spalle non mi schizzino fuori dalle inserzioni. Comunque sia dopo circa venti minuti la sua furia scema e riprende a camminare più o meno normalmente.
Finito il giro lascio a casa mamma e cane e scendo in garage a prendere la moto. La mia moto mi piace, svicolare nel traffico, guidare sportivamente è tutto fantastico solo che giusto l'altro giorno ho avuto la geniale intuizione di uscire con la pioggia. Sono solo due gocce; le ultime parole famose.
Esco dal garage ed il cielo mi piscia in testa tante, tantissime brutte notizie. Ma insisto e vado fino in facoltà dove arrivo fradicio come un palombaro senza tuta. Entro e mi sento addosso gli sguardi inquisitori dei presenti. Vado in bagno per tentare di asciugarmi ma dovrei sperare in un fohn gigante o roba simile. Così torno alla moto e di qui a casa sempre sotto una pioggia pressante. Pensare che nei film si vedono questi personaggi selvaggi e fieri che viaggiano su poderose moto sotto la pioggia, con l'uragano, con la neve e sono così fighi. Magari ti mettono di sottofondo ''eye of the tiger'' e ti esalti al pensiero di poterlo fare a tua volta. Bè avevo capito di non essere tagliato per fare il personaggio duro e puro da film. Semmai ero tagliato per vederli, i film; infatti dopo essermi asciugato mi misi a vedere per l'ennesima volta uno dei film di Romero.
Questa mattina non piove così dopo il giro con Toby posso andare in facoltà senza il rischio d'una immersione non richiesta.
Parcheggio ed entro: i corridoio sono vespai pronti ad esplodere, le aule piene di gente con le idee chiare. Fa sentire così a disagio vedere tutta queste persone così focalizzate. Bè, immagino l'avrete gia capito, ma non sono uno stacanovista dello studio. Cribbio è naturale esser come me quando cresci con una mamma che ti fa preparare l'esame delle medie in un bar, no?
La mia aula è una delle prime entrando. I compagni di classe hanno l'aria impegnata o chi non lo è finge almeno di esserlo. In effetti mi sento fuori luogo. Si, ecco vorrei correre fuori acchiappare la moto. No, anzi sentite questa: vorrei saltare dal secondo piano centrare in pieno la sella della moto e darmi alla macchia come un novello Zorro. La verità è che probabilmente cadrei sul magnifico rettore tramortendolo e procurandogli fratture probabilmente mortali così seppur sopravvissuto passerei il resto della mia vita a lavorare per risarcirne la famiglia.
No se c'è una cosa che mi è chiara è che le mie idee non vanno mai a buon fine. Ne ho gia combinate di tutti i colori e pensare che sono partito da buone premesse, giuro.
Ecco ho centrato il punto ne combino sempre qualcuna; ma non per cattiveria piuttosto per persecuzione. Sono perseguitato da un fato cinico e baro ed anche se questo non fosse vero è così bello avere qualcosa o qualcuno a cui dare la colpa. Non ho passato l'esame? Bè, certo, è colpa della sfortuna o del destino ma non mia.
State certi che se c'è una cosa che fa presa sulle mamme è l'immagine del perseguitato. Indossare gli abiti del perseguitato equivale a guadagnare l'immunità agli occhi di più o meno tutte le mamme del mondo.
Sono seduto in classe e converso più o meno con i soliti personaggi. Sono a disagio perciò dico cose che non penso e che se anche pensassi non direi di certo in condizioni di normalità. Tiro spesso su col naso non so per quale motivo ma ho letto che lo fanno i cocainomani e quindi presto si spargerà la voce che sono uno strano cocainomane o che sono strano perché sono un cocainomane. Bè non sono un cribbio di cocainomane ma il naso mi prude come se dentro vi fosse un raduno di formiche rosse.
Alle otto e quindici entra il professore.
E' un uomo anziano e colto che sembra saperla lunga più o meno su tutto. Il fatto che fossi in prima fila ha fatto si che mi proponessi come referente.
Bè la verità è che non mi sono proposto, non volontariamente intendo. Il professore ha chiesto chi volesse fare da referente fissandomi – ero l'unico in prima fila- con quei suoi occhi penetranti e minacciosi. Così ho detto ''lo faccio io'' ed ho pure sorriso come se la cosa mi rendesse felice o fiero o che ne so. In verità avrei voluto essere seduto in fondo o meglio ancora appeso all'appendino come un innocuo giubbotto sdrucito.
Da quel giorno sono il referente. Il professore mi comunica le sue assenze ed altre amenità ed io le rendo note. E non mi paga nemmeno. Il cane non muoverà la coda gratis ahimè io si.
Il docente inizia a spiegare e quello che dice è interessante. Sta parlando del consumismo, del bisogno esasperato di avere ed avere ed ancora avere che caratterizza la nostra società. Più o meno per un'ora parla di come l'uomo sia un animale incompleto e di come sperperi la sue esistenza consumando. Così durante l'intervallo vorrei strapparmi i vestiti di dosso, bruciare il -poco- denaro che ho nel portafogli ed andare in giro nudo come Adamo. Ma non lo faccio per non alimentare la favoletta del cocainomane.
Un'altra ora di questo tenore e sono fuori. No voglio dire non che le lezioni siano finite almeno per gli altri. Ma torno a casa sulla mia moto da consumista.
Apro la porta di casa e Toby mi salta addosso perché è offeso che non l'ho portato appresso e l'unico modo che conosce per mostrare il proprio dissenso è la violenza. Mi morde ad una spalla e più o meno mi graffia una decina di volte. Poi con un'inaspettata magnanimità mi lascia stare. Dopo due secondi è di ritorno con il babaccio in bocca e gli occhi diabolici che dicono ''giochiamo''...
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