Odissea: del viaggio di Ulisse noi serial climber umilmente calchiamo le orme






Odissea. Chi non la conosce?
No, non l'opera di Omero. La falesia.
E' poco distante da Masouri con un avvicinamento a dir poco spinoso con tutte quelle piante che solo a guardarle senti gli aghi che ti entran nella pelle.
Il quinto giorno attratti dal canto delle sirene - di un autoambulanza...- accorriamo al luogo il cui nome si ispira palesemente alle gesta di Ulisse.
Non è che accorriamo proprio perché perdiamo quasi subito il sentiero e facendone uno tutto nostro finiamo per riempirci di spine le mani, i piedi, la bocca. E' un calvario più che un avvicinamento. Un gioco a chi si becca più spine. E fanno male, parecchio, la zona diventa subito rossa e si gonfia. Cribbio non so proprio quali razze di spore radioattive ci siano in quelle spine della malora.
Poi finalmente riusciamo - per culo, s'intende- a raggiungere il settore-.

Un crucco che assicura la compagnia si gira a guardarci e scuote la testa.
Pensa che siamo due dementi. O meglio non pensa nemmeno a noi, è talmente superiore che ci guarda con disprezzo e basta. Al posto suo avrei fatto lo stesso.
- there's a good path out there- mi dice con accento da soldato ss. Dalla sua voce non traspare nessun sentimento. Semplicemente mi dice che c'era un bel sentiero di là.
Io lo guardo stupito - leggi stordito- e sorrido.
- but is very funny to take the wrong path - gli rispondo poco convinto.
Scuote ancora la testa e poi si rigira a guardare la compagnia che nel frattempo è arrivata in catena senza che nessuno la stesse a guardare.
Quel crucco maledetto non mi ha mai più rivolto la parola e l'ho incontrato ancora diverse volte.
- stupito italianen - deve aver pensato fra se e se poco prima di cancellarmi dal suo mondo.
Io avrei fatto lo stesso.
E non sono cinico.

difficoltà e vie: 68 vie dal 4c all'8c.

Iniziamo ad arrampicare naturalmente noi che ai tendini non vogliamo bene ci scaldiamo su di un 6a con finale boulder.
tutto bene alla catena arrivo intatto e visti i risultati passati ciò non è del tutto scontato.
L'audace oggi è in forma.
Arrampica tu che arrampico io ci strafoghiamo letteralmente di vie.
Poi il grande passo. Scegliamo una via al di là del nostro potenziale certi di poter tentare piuttosto alternandosi.
Parto io, sicuro, i primi metri sono facili poi iniziano i casini.
Mi si presenta uno strapiombo a prese distanti davvero tosto. Volo, ritento ma non mi riesce di arrivare a moschettonare il prossimo rinvio.
Cedo il passo all'audace.
Niente da fare.

Poi ci si avvicina un uomo sofferente. Pare quasi un penitente. Hai il volto oscurato, i capelli lunghi e scuri che gli pendono davanti e sta male, lo si capisce subito.
- siete italiani?- ci chiede.
Sospiro. Pensavo ci dicesse 'mani in alto'.
Gli faccio cenno affermativo col capo. Ancora non ho capito cosa voglia.
- avete mica dell'aulin o qualcosa per il mal di schiena?- ci supplica.
L'audace gli dice di si, che abbiamo l'aulin ed una volta raggiunto lo zaino gli dà una bustina.
- lo prendo senza acqua- ci dice.
- ma non scherzare, prendilo con l'acqua- gli dice l'audace.
Si vede subito chi non è abituato a prendere medicine - nel senso positivo del termine-.

Ritorniamo a lavorare la 'nostra' via. Ulteriori assalti e non portiamo niente a casa se non ammaccature.
Poi ritorna l'uomo malato e sorride.
- sono come nuovo- ci dice felice. Persino la fisionomia gli è cambiata.
- bè, allora ci chiudi la via- lo supplichiamo subdoli.
( Poco prima abbiamo visto l'illustre sconosciuto spararsi un 7a di strapiombo come fosse un gioco).
- mi sembra uno scambio equo- ci dice.
Lo assicuro e parte. Passa il tratto chiave - quello su cui noi ci siamo imbranati- con agilità ed eleganza. Arriva in catena e lo calo.
A quel punto ci raggiunge un suo compare che esaltato ci fa:
- ma voi non sapete con chi avete a che fare-
Lo guardo con dubbio. Sarà un mitomane?
- Lui - ci dice indicando l'ex malato- è Manrico Dell'Agnola, uno dei più grandi alpinisti del Bellunese-
Fingo stupore. Non l'ho mai sentito nominare. Ma si sa che sono un gran ignorantone. La gente spesso è portata a pensare che io sappia parecchie cose perchè sono un gran banfone. Sono una specie di giovane Holden moderno con la testa piena di fesserie da raccontare al prossimo.
- ah- dico. Forse non sono troppo convincente o forse se ne fregano di quello che penso.
Me la cavo dicendo che anche io l'audace siamo delle parti di Belluno di origini.
Loro mi guardano con pietà.
probabilmente si chiedono ' ma questo è un cavernicolo che non conosce gli alpinisti più famosi delle sue zone?'.
Continuo a sorridere alla ebete. Lo faccio sempre quando sono a disagio.
Manrico, però, non è antipatico. Ci racconta subito delle sue montagne, del Civetta, di alcune sue avventure.
Gli occhi gli si illuminano quando parla delle rocce di casa sua.
Si vede proprio che gli piace andar per monti.
Poi ci saluta e torna a sfornare realizzazioni su realizzazioni - tutte dure naturalmente-.
Il sole arriva e ritirati gli armamenti fuggiamo in albergo.

come diavolo facciamo a non conoscere Manrico Dell'Agnola?

Non si sa. Ciò che è certo è che abbiamo dato l'unica bustina di aulin ad un grande alpinista e se avremo male alla schiena soffriremo in silenzio.
Un'altro giorno ci saluta e noi, sfuggenti, fingiamo indifferenza ma dentro di noi, nella parte più intima del nostro essere, sappiamo di aver quasi raggiunto l'appiglio sfuggente.
Poi potremo sempre trovare una scusa per non sapere chi è Manrico Dell'Agnola.

Si sa che le scuse sono come i buchi del culo, tutti ne hanno uno.



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