Salita di rilassamento (?) al Musinè




Natale, per fortuna è passato. Si dico per fortuna perchè ho sempre odiato le feste e l'unico fatto per cui le accettavo in passato era per non andare a scuola.
Ora che vado all'università festa o non festa non ci vado ergo le feste sono inutili.
E poi durante le festività divento triste e rompipalle perchè sono tutti così felici e gentili e garbati e nessuno più ti fa il medio se gli tagli la strada in macchina che mi sembra di esser finito nel paese dei puffi.
Cribbo, ma perchè fingere di diventare più buoni per le festività.
Vi faccio un esempio di coerenza. Io sono un gran bastardone, lo ammetto, e se non fosse che nutro verso di me un gran attaccamento avrei gia smesso di parlarmi assieme. L'altro giorno mi chiama il mio amico Pier che per privacy non descrivo più di tanto. E' un vero amico, forse l'unico sincero che abbia.
' ciao Fede' mi dice.
Gia intuisco l'intenzione di trovarsi per scambiarsi i regali di Natale.
Peccato che io non abbia fatto nessun regalo di Natale - come detto odio le feste e gli ammenicoli annessi-.
Alla fine combiniamo di trovarci per scambiarci i regali.
Così mi trovo nella sgradevole posizione di dovergli comprare qualcosa - come se servisse a dimostrare che sono un buon amico, mah...- e parto con una serie di improperi diretti al consumismo, alla globalizzazione ed anche alla TAV tanto che ci sono.
Cosa gli regalo, cosa non gli regalo opto per un cappellino di lana di quelli di cui sono tanto fanatico. Se scaldi il capo non avrai freddo. Frase che devo aver sentito da piccolo e che mi ha condizionato l'esistenza intera.
Allora vado nel solito negozio di fiducia - vero Danilo?!- col cancelliere ma siccome è Natale paga lui e non devo fingere di aver la carta di credito smagnetizzata.
Prendo per Pier un bel capello, ma proprio bello, di quelli che ti piacciono alla prima occhiata.
Ora viene fuori la vera realtà delle cose.
Penso di esser un buon esemplare del genere umano e lo dico col massimo rispetto. Sono un vero privilegio per la mia razza.
Perchè?
perchè sono...lascio la parola alle frasi precostuite della nonna: ' bastard ca sagna'.
Insomma arrivo a casa e la tentazione è troppa spacchetto tutto e mi prendo quel cappellino.
Cribbio, avete capito, ho 'rubato' il cappellino che avrei dovuto regalare a Pier?

Vi pare forse che le feste mi abbiano reso più buono?!

Non mi sembra proprio.

Quindi con l'audace siamo stanchi delle feste, ne abbiamo fin sopra i capelli di regali, regalini, abbracci col paretume più variegato. Vogliamo staccare.
io proprongo di andare ad arrampicare lei qualcosa di diverso.
Una salita al Monte Musinè.

Dettagli:

-dislivello 750 m
- partenza dal centro sportivo di Caselette


La salita al monte è molto divertente mai troppo impegnativa ma costante.
Si sale quasi sempre il versante a sud quindi ci si scalda ben bene e se inverno è una manna non voglio immaginare quale tormento sia in estate.

Tiriamo ben bene con andatura costante e spedita e mi diverto col fiato dei miei vent'anni a tirare un pò il collo all'audace.

In cima ci aspetta la croce di vetta che da sotto appare così piccola ma che dal vicino è così grande e maestosa da sottrarti il fiato.

Tanta gente, oggi, tutti molto affiatati e competitivi.
Alcuni scendono, altri salgono la fiumana è ininterotta come un continuo ricircolo. 'Panta rei', tutto scorre come disse Eraclito.

In vetta il panorama è stupefacente. A nord la sacra svetta su tutto con la sua imponenza ed il profilo ben noto mi fa sorridere.
Poi si vedono le varie borgate tra cui Rubiana dove nacque mia nonna ed in cui passai tante estati della mia prima giovinezza. Quante camminate allora in quei boschi che mi apparivano come d'incanto popolati dalle creature dei miei libri di fantasia. Ed ogni roccia, fredda ed immobile gia mi appariva una sfida quasi a sapere che in un futuro non troppo lontano quella febbre per l'andare in alto mi avrebbe contagiato senza speranza di salvezza.

Quanti bei momenti ho ripercoso nella divertente salita. Quasi un pellgrinaggio nel mio io più recondito.
Rilassato a tal punto da cilindrare in pieno un albero col capo.
E che bernoccolo...

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