Ma si sa alla rai è più facile che sbaglino che l'opposto. Quindi, testoni come dei muli sordo muti, decidiamo di andar a scoprir un'altra falesia del cuneese.
Camoglierese. Poco sotto l'omonima ferrata, infatti, pare sorga una falesia d'ottimo calcare.
Da Torino il viaggio non è dei più lunghi, in un'oretta ce la si cava.
L'avvicinamento di un quindicina di minuti in uno degli ambiente più incontaminati che abbia mai visto conduce alla palestra.
Le vie, lo si nota subito, sono brevi al massimo di una quindicina di metri. Sembrano ovvie ad una prima occhiata, ma quando si inizia a scalare si accorge di come quel calcare sia strano.
Infatti non si trovano quasi mai le tacche nette o i maniglioni a cui quella pietra abitua generalmente ma quasi sempre solo buoni appoggi per i piedi.
L'arrampicata è poco intuitiva e richiede una buona tecnicità su vie brevi ma molto continue.
Maurizio, si lamentain continuazione della mancanza di prese vere e proprie mentre io e l'audace dopo un paio di tiri cominciamo a prender confidenza.
Alla fine, poco prima d'andar via, quella roccia finisce per affascinarci per quel suo modo d'imporre un'arrampicata elegante, spesso ricercata.
Una bella palestra di roccia, insomma, con un calcare che per tecnicità potrebbe esser più prossimo al granito, ma che non finisce mai di divertire - ed all'inizio di scassare...-.
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