Les comtes de lascaris!











Solita telefonata di Dario.
Solita risposta.
Certo che ci siamo, dove ci porti?!
Viene fuori la via ferrata del tenda, les comtes de lascaris.
Così il giorno dopo ci si trova presto - onde evitare d'attaccar la ferrata nelle ore più calde-.
Cuneo, tunnel del Tenda ed arriviamo all'omonimo paesino.
La via ferrata parte poco più in alto, in corrispondenza di un cimitero. Così, da veri pigri, saliamo in macchina e parcheggiamo poco prima dell'attacco.
In breve si parte.
I francesi, si sa, nelle vie ferrate sono alquanto scenici, così anzichè far partire direttamente sul paretone hanno preparato un tibetano di una ventina di metri dinnanzi al paretone per attaccare poco sopra la partenza più ovvia.
C'è da imparare.
Il paretone, è una magnifica struttura di calcare, generalemente grigio chiaro ma qua e là con striature rossastre. nel punto di maggior escursione si sviluppa per duecento metri ed è largo almeno il doppio.
La via procede inzialmente con una serie di traversi, alcuni dei quali ascendenti, sempre molto ben ferrata e con un esposizione in continuo aumento. Che goduria!
Si aggiungono, come se non ci fosse abbastanza da divertirsi, tre magnifici ponti delle scimmie esposti, ballerini ed adrenalinici.
Intanto si continua a traversare oramai quasi alla sommità del paretone, il panorama è assoluto.
Ahimè, quando oramai si pensano finiti i guai - si fa per scherzo, s'intende- arriva l'ora della teleferica.
Due cavi - uno di discesa, uno d'assicurazione- posti sulla punta da una parte e su un punto di minimo dall'altra conducono brevemente al ritorno.
Sono esposti, con un vuoto di cento-centocinquanta metri sotto le chiappe. Roba da forti di cuore, questo è certo.
Dario ci impresta le carrucole.
Io, però, che sono climber, ferratista ect... ma non scemo prendo dritto la via di fuga e mi appresto a godermi con un puciu le sofferenza altrui. Ah, ah, ah...
Va prima Paolo, uno dei compagni di sventura, frena, frena, ma arriva comunque dall'altra parte, dove c'è un mollone, come una scheggia.
Poi tocca all'audace che dimostra d'esser davvero audace.
Lasciamo solo perdere il piccolo particolare che va giù come un treno e si schianta contro il mollone, si ribalta ect...
Così spaventi a parte, ritorniamo alla macchina.
Dario propone per il pranzo in un localino tipico del luogo.
Il cuoco è un burbero ometto, con i baffi alla asterix che mugugna in un dialetto incomprensibile anche per un insegnate di francese.
Però cucina bene, eccome.
Naturalmente se non si considerano i nomi pittoresci delle pietanze...come la buonissima 'merda de can'....
Mah...?!

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