
Ok, a Gavi c'è l'arenaria, ce l'hai gia detto.
Ma quello che non vi ho detto, cari lettori, e che di falesie ce ne sono più d'una.
E sopratutto una di esse, la più conosciuta, sorge dietro il forte di Gavi in una conca amena. E gia, ma d'altronde non sapevate nemmeno dell'arenaria di Gavi.
Altro discorso, spiacevole, è quello del maltempo che pare dover flagellare i finesettimana di ogni arrampicatore. Fine settimana, ponte...no problem se non sai dove andare tanto fa brutto!
Ma non nell'alessandrino, lo dice il meteo.it, lo dice nimbus e lo dice monsignor 3b meteo. E chi cribbio siamo noi per opporci?
Così ancora una volta si parte per visitare una nuova falesia che dovrebbe farci arrivare a quota 110 ( che numero!!!). Ma al di là dei numeri devo dire che vedere sempre posti nuovi oltre ad essere deleterio per l'autostima ( infatti non si riesce mai a chiudere una mazza) permette di spendere fortune in benzina e telepass. Cosa vuoi di più dalla vita?
Magari esser contagiata da una passione più morigerata come il tennis tavolo o che ne so di altro.
Partiamo da Torino col cielo nero ed arriviamo a Gavi col cielo azzurro, ne è valsa la pena?
La palestra di roccia è nella valletta dietro il forte di Gavi. L'ambiente è molto tranquillo con l'unico rumore di un ruscello che scorre poco sotto le vie.
L'arrampicata si svolge su di un'arenaria simile a quella della scogliera (vedi gli articoli precedenti). Tecnica e forza di dita sono indispensabili per divertirsi appieno.
La base è pianeggiante ed ideale se avete dei bimbi appresso ( o se, come noi, avete un cane narcolettico...).
Partiamo con un blando riscaldamento per Maurizio e Maria Piera che cominciano a riprendere confidenza con questa roccia sabbiosa ma dall'ottima aderenza.
Invece mi scaldo su ''brockbuster'' (6a) via carina con partenza verticale a buchi e finale delicatissimo su placca. Molto bella ideale per riscaldarsi perchè mai di forza.
Seguono altre vie più o meno difficili su cui sia audax che Maurizio si divertono molto pur non mancando le scene di panico generalizzato da parte di qualcuno ( vero Maurizio?).
Ma si quelle sue scene tipiche in cui smontata la via ed assicurato solo più alla sosta dice ''sento la sosta cigolare, cala, cala che viene tutto giù'' oppure la classica evergreen ''ma qua è mai morto nessuno?'' oppure ancora '' ma quei massi instabili lassù verranno mica giù?''.
Grazie Maurizio ci aiuti ad essere forti e ci ispiri gesta di prodezza disumana.
Senza di te l'arrampicata sarebbe solo un gioco, invece così è sempre un modo divertente di rischiare la pelle ( almeno secondo la tua pessimistica e leopardiana visione della vita).
Le vie sono spesso brevi e presentano passaggi simile alla scalata boulder. Una tra tutte, tra l'altro molto bella, è ''i bruchi di Windsor'' (6b+) dove si parte con un ribaltamento e si finisce con due dinamici su buchetti. Molto intensa e meritevole, se vi capita non fatevela sfuggire.
Non mancano tuttavia vie in placca più semplici come la via ''relax''(V) che il nostro Maurizio fa da primo senza però mai rilassarsi troppo. Infatti scendendo ci guarda come Giulio Cesare dopo aver attraversato il Rubicone ed anziché dire ''alea iacta est'' dice un profetico ''pensavo di morire''.
No comment.
No davvero.
Intanto raggiunge la falesia Andrea Casarino il chiodatore della scogliera e richiodatore della parete del forte. E' da solo così visto che siamo dispari ci dividiamo in due gruppi.
Ma scelta fu più sbagliata.
Ogni chiodatore, infatti, nutre un amore viscerale per le proprie creazioni così Andrea mi propone un tour de force sulle vie più belle della falesia. Mascalzone, però, non mi dice quanto lui sia abile nelle vie tecniche. Altrimenti mi sarei dato per malato, ferito o morto.
Scherzi a parte ovvero gli scherzi iniziano adesso.
Andrea mi dice '' partiamo su questa che è la più facile delle tecniche''.
Questa è una placcazza appena appoggiata con qualche raro sbuffo di magnesite.
La via è ''a me gli occhielli'' (6c) ma se lo dice lui che delle tecniche è la meno tecnica chi sono io per screditarlo.
Mascalzone due volte perchè sale velocemente e con piena padronanza.
Così parto subito dopo gasato come Toby quando va all'area cani. Tiro giù la corda, mi lego e parto convinto.
In partenza tenendo due schifezze mi alzo coi piedi a prendere una buona tacca di sinistro ( grazie alle indicazioni del chiodatur). Di qui, sempre coi piedi in orrorifico spalmo, prendo un'altra tacca sulla destra.
Segue una sezione iper placcosa ed un piccolo ribaltamento con niente per le mani.
Fino a qui per me potrebbe gia esser 9a.
Ma c'è ancora un passo con piede alto e tacchetta solo per la destra. Per questo propongo 9c e facciamola finita!
Devo dire che il 6c tecnico così ( parete leggermente appoggiata ) a meno che non siate nichilisti, masochisti o superplacchisti superdopati è meglio evitarlo.
Così scendo dopo aver agguantato la sosta con un'avidità ghollumiana e chiedo ad Andrea per cortesia di farmi provare qualcosa di un poco più fisico che su placca sono 'na schifezza di climber.
Così el chiodatur mi concede di provare un 6b+ con partenza in strapiombo ma anche qui ogni mia velleità viene spenta all'istante dalla placcazza finale che mi fa sentire un arrampicatore ciapa e tira incapace nell'uso dei piedi.
Passa all'azione di nuovo Andrea che s'è ben riposato mentre facevo a cazzotti con la placca.
Prova più o meno una decina di vie ma solo alcune mi concedo di provarle.
Prima tra tutte un 7b di placca verticale ''pitone a colazione'' che per pazzia o raptus improvviso provo da uno senza però riuscire a vedere la catena ( sarebbe stato strano il contrario!).
Quindi quando mastro-placca monta ''più bianco non si può'' (7b+) (complimenti!!!) mi imbosco nel più remoto anfratto della regione fin quando capisce che non la voglio provare perchè non avrei scampo. E' infatti una placcazza verticale con qualche reglettina smagnesata, lui la sale tranquillo e tecnico ma posso solo immaginare che passi presenti la via.
Poi per pietà torna nelle terre dei comuni mortali e mi fa provare ''Amnesia'' (7a).
Placca iniziale con primo chiodo su-per-i-monti allungo di destra su tacca e tetto finale con ribaltamento fisico.
Lui la sale con nonchallance.
Tiro giù la corda, mi lego, parto.
Anzi, no, partorisco.
Ma la placca (tremenda) la supero con le dita che chiedono pietà e domandano perchè questo cambiamento improvviso dalle ronchie alle reglettine.
Non lo so nemmeno io, care dita, ma non preoccupatevi c'è sempre l'artiglio del diavolo o l'amputazione.
Unica nota positiva, almeno prima di farlo, è il tetto fisico.
Infatti fisico lo è di sicuro visto che i piedi li devi lanciare al di sopra, ma c'è una buona ronchia ed sotto il chiodatur e Maurizio a dirmi '' l'occhio della tigre, l'occhio della tigre''.
Ma lasciamo perdere che è meglio!
Oramai come al solito è quasi sera.
Così dobbiamo pur rientrare a casa ad un ora decente.
Salutiamo Andrea che è stato gentilissimo nel mostrarci ( cosa ancora più importante: spiegarci ) le vie.
Un'altra giornata di scalata è finita.
Domani danno brutto ma chissà che da qualche parte...
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