il rumore della pioggia









Che rumore fa la pioggia?
Lo dovremmo sapere bene perlomeno per esperienza diretta. A quanto pare gli ultimi mesi si collocano tra i più piovosi del secolo appena passato. E posso immaginare che l'umore dei climber italiani non possa che esser sotto le scarpette. Ma pensate a me quando vi sentite soli e sfigati, quando pensate che piova solo dove volete scalare; ecco, per farla breve, fa sempre brutto e sono costretto a continuare ad andare alla SASP. Tale palestra per l'arrampicata indoor è moderna, vicina a casa, ben tenuta ma ha solo un grande difetto (peraltro comune a quasi tutte le altre strutture): è in un pallone tipo quelli per il gioco del tennis. Quindi quando arriva la primavera o ci vai per dimagrire o ci vai per soffrire (rima involontaria ma sincera!).
Unica nota positiva: ho scoperto che ai soci è permesso di tracciare nuovi itinerari quindi sto impazzendo e presto riempirò i pannelli di nuovi passaggi naturalmente super morfologici in modo da risultare un grande (no, scherzo ma se vedete che un circuito l'ha tracciato ''anonima tracciatori della domenica'' s'est moi).
Domenica decidiamo di rompere la stagione delle piogge anche se rimane di fondo il dilemma (peraltro mai sopito) di dove andare a scalare (deve essere al sole ma non troppo, deve essere asciutto ed altre pedanti richieste...).
Alla fine dopo una consulta piuttosto spenta (come al solito tocca a me decidere!) optiamo per la falesia di Montemale. Questa palestra di roccia si trova in Val Maira poco sopra l'abitato di Dronero sullo spartiacque con la Val Grana.
Qui è stato recentemente richiodato un nuovo settore poco sotto quello gia visitato.
Raggiungiamo la palestra e con Toby che apre la strada (più interessato agli odori della fauna locale che all'arrampicata, bisogna dirlo) troviamo il settore completamente bagnato; perlomeno possiamo toglierci lo sfizio d'osservare il primo 9a del Piemonte (adesso dicono 8c+ comunque una cosa viulentemente estrema!) la via Azione Diretta liberata lo scorso anno dal forte Matteo Gambaro.
Così risaliamo alla parte gia conosciuta della falesia dove per fortuna (oramai eravamo gia alle lacrime) troviamo quasi tutto asciutto (meno le vie che mi piacerebbe provare, che disagio esistenziale!).
Così dopo un breve riscaldamento proviamo qualcosa nel settore degli strapiombi che si caratterizza per una scalata oltre la verticale nelle parti finali e partenze a tacche mai banali e soprattutto coi secondi chiodi sempre in alto (lo faranno per il profitto dei traumatologi, fisioterapisti ect?).
Qui tutto noi abbiamo ben poco tempo per esprimerci prima che un gelo siberiano occupi la falesia.
Tobi trema, l'audace s'imbacucca come un'eschimese freddoloso, Maurizio dice che gli verrano dei reumatismi incurabili e che probabilmente ne morirà.
Così smontiamo quel poco di fatto e ce ne torniamo sulle nostre orme stufi, infreddoliti ed in fondo molto ma molto scazzati.

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