21 giorni un'estate! PART 1


21 giorni un'estate

MI sveglio coi prima raggi di sole che sbucano dalle solide ante di legno.
Ed il primo unico pensiero è: oggi si scala. Dopo un inverno odioso vengo tormentato dall'idea di cogliere ogni attimo sia esso su roccia o non ma pur sempre nella natura.
Naturalmente guardo l'ora e scopro che sono le sei e mi viene da pensare che forse il sole che trapela dalle ante me lo sono inventato. Scendo con Tobia che fa festa e l'audace che lamenta la propria incurabile insonnia. Tobia fa sempre festa e l'audace lamenta sempre i disturbi del sonno quindi il copione che seguirà nei giorni venturi sarà sempre e solo quello.
La colazione segue un assodato copione secondo cui è meglio ingerire quello che vuoi nel minor tempo possibile così da 'sprecare' poco tempo. Un modo un poco spartano ma senz'altro rapido per fare la prima colazione. Anche Tobia – ma i cani non dovrebbero fare solo un pasto al giorno?- sbriga la pratica colazione con un tempismo che sa di professionismo. Solo l'audace, finita la tiritera dell'insonnia, si esibisce in versi degni d'un bradipo – del tipo mangio la pesca, la taglio in mille pezzi e ne faccio mille bocconcini-.
Quindi si esce a portare Tobia a fare un giretto naturalmente seguendo una marcia campale degna della miglior brigata alpina.
Si torna a casa, si fanno su gli zaini – in verità spesso passiamo giorni e giorni senza disfarli solo per assecondare la nostra smisurata pigrizia- e si parte alla volta di Erto.
Ed è proprio qui che si trova una delle nostre falesia preferite anche se, va detto, l'esposizione è invernale.
Ma – e lo dico con lo sguardo di chi pensa di essere il più furbo!- la mattina il settore surplombante rimane in ombra e quando dico in ombra intendo: fino alle 13 scali come un pucio, con non più di 20 gradi ed un roccia miracolosamente aderente – e qui ci starebbe bene un trionfale squillo di trombe-.
Dopo un acclimatamene alla roccia – se non siete abituati è più o meno come scalare sulla cera se rendo l'idea!- Tobia comincia a dormire all'ombra – d'altronde lui dorme sempre!-, l'audace fa qualcosina lamentando difetti psico-fisici procurati dall'insonnia ed io comincio ad aprire cantieri (libellula rosa – sditazza furiosa-, duchessa – tacche in strapiombo, stupenda!-) che forse – ma proprio forse!- chiuderò.
Purtroppo -musica tristanzuola!- dopo ventuno giorni finisce la prima parte dell'avventura e si torna a Torino a laurearmi – incredibile!- con un caldo torrido ed io in giacca e cravatta che mi sciolgo nell'atrio della facoltà.

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