5 regole d'oro



Ecco, hai colto nel segno.
Le cinque cose che per nessun motivo al mondo dovreste mai far fare al vostro amico quadrupede. Se avessi avuto un cane prima di Toby credo che sarebbe diventato come Toby che in verità è l'essere più deviante che conosca.
In ordine, non certo di gravità, le cinque cose:

1. Mai e dico mai farlo sedere sul divano, letto, poltrona ect... No, dico davvero, non dovete farvi fregare dai suoi sguardi supplichevoli o finirete per starci voi per terra.
2. Mai e dico mai fargli scoprire che esistono delle palline colorate e cacofoniche utilizzate comunemente per giocare. Non fatelo, cari lettori, o alle tre di notte vi sveglierete col vostro cane che vi fissa con la pallina in bocca ed avrete la strana impressione che vi stesse dicendo ''giochiamo!''(attenzione: il ''giochiamo'' è da leggersi come ''tu devi giocare con me!'').
3. Mai e dico mai portare il vostro cane da McDonald a mangiare gli hamburger. Per carità questo potete anche farlo ma prima che possiate rendervene conto vi ritroverete a dover mangiare voi le crocchette vitaminiche del vostro amico a quattro zampe.
4. Mai e dico mai prendere in braccio il vostro cane quando sembra che abbia paura di qualcosa. La paura non gli passerà di certo ed in più vorrà lo stesso trattamento più o meno tutte le volte che il fatto si ripresenterà (a ben pensarci, però, se il vostro cane è una taglia grande potrebbe esser un ottimo esercizio per i deltoidi!).
5. Mai e dico mai far vedere 'Blue's Brothers' al vostro Fido o lui andrà in giro convinto d'esser in missione per conto di Dio con gli occhiali scuri e la tendenza a combinare guai.

Una giornata striata!


Il freddo sta rapidamente prendendo piede nelle nostre valli.
Incredibile ma se poco fa ci si lamentava per il caldo ora sembra che si debbano tirare fuori i capi invernali.
Stupenda giornata con mia mamma e Toby alle striature nere - luogo caldo caldo che non si smentisce mai-.
Arriviamo a Foresto dove ci infiliamo nel bar pasticceria del centro dopo esser scampati ai 14° di temperatura.
Saliamo alle striature con un tiepido sole davanti.
Il tempo di partire per un tiro e la temperatura è gradevole.
Hanno chiodato un nuovo tiro tra 'vomito' e 'bamblinanti' e si chiama 'macé' e come difficoltà è sul 6a lunghezza sui venticinque metri divertente a grosse prese ideale per scaldarsi in tutta tranquillità. Come sempre è doveroso un ringraziamente a chi si adopera per attrezzare nuovi ed entusiasmanti itinerari - come mi disse un giorno un grande chiodatore : bisogna sempre fare i complimenti a chi chioda!-
Tra l'altro e lo dico con una certa amarezza ho sostituito il moschettone di calata di 'Bamblinanti' e dire che è vecchio è un eufemismo; ora dico con tutte le persone che si scaldano su questo tiro a nessuno viene in mente di cambiare un moschettone che sarà lì almeno da 10 anni?!?!?!
Tiri nuovi - che ho notato, magari ce ne sono altri!-:
1. Quatt pass 6c ( a sinistra di vomito, 10m; continuità in verticale tante prese consolidate, non eccezionale)
2. Macè 6a (tra vomito e bamblinanti, 25mt; grosse prese e tettino a 3/4 finisce sulla sosta di vomito)
3. Icaro 6c (tra Egomania e Dedalus, 20m; partenza intensa, continuità e placca)
4. Tyrsis diretta 6c+ ( partenza diretta di Tyrsis, 15m; non l'ho provata...)
P.S.
Se non lo sapeste le striature nere sono la falesia storica della Val di Susa molto frequentata in inverno per la relativa vicinanza con Torino e per il microclima favorevole.
Qui si scala su calcare - un poco usurato-, le vie sono da verticali a leggermente strapiombanti e le difficoltà spaziano dal 6a al 7c+. La chiodatura è sempre buona a spit e resinati ma mai ascellare per cui è meglio essere un poco esperti.
La relativa severità nelle gradazioni (severe rispetto alle falesie moderne spesso sovragadate) tende ad allontanare le fiumane di genti dalle striature ma questa falesia è da vivere per le sue vie non certo per i gradi. Penso che in ogni caso per divertirsi sia meglio dare abitualmente del tu almeno al 6c.
La giornata si è rivelata fruttuosa e divertente.
Dopo alcuni tiri di riscaldamento libero al secondo giro 'Quatt pass' (6c) tiro nuovo non bellissimo; poi mi rifaccio gli occhi salendo la stellare 'Egomania' (6b+) magnifico muro da non sottovautare e mi stravolgo con tre giri su 'Umea' (6c+) muro leggermente strapiombante a piccole tacche e placca finale con canne(!!!) un tiro severo e stupendo (consigliabile)!
Che giornata!
Finale naturalmente al McDonald di Alpignano...

Due tiri ad Ormea!





L'idea che, secondo me, sta alla base dell'arrampicata in falesia è quella di confrontarsi sempre con situazioni diverse. Per questo è molto bello girare e scalare in falesia nuove.
Perlomeno a noi piace così.
Sabato il tempo è inclemente o meglio lo è stato venerdì tanto che le piogge si sono protratte fino a notte tarda. Lasciamo a casa ogni velleità e passo la giornata giocando a 'bioshock'- che bel videogioco per di più con una trama da film!- sulla ps3.
Toby è abbastanza mansueto nel senso che mi costringe a scendere a farlo giocare con la bocia solo tre volte – ed altrettante volte, come al solito, lo porto a fare i suoi 2 km-.
Intanto sfoglio la nuova e completa guida del cuneese alla ricerca di qualche posto sfizioso per la domenica.
L'attenzione è catturata dalla falesia del Canyon di Ormea.
Una palestra di roccia di medie dimensioni con una trentina di tiri dal 5 al 7c insomma una gamma di difficoltà molto varia. La roccia pare essere quarzite compatta che a me, se devo esser sincero, piace molto.
Domenica mattina sono le 10 e siamo a Ceva: di qui per Ormea è questione di pochi chilometri. Passiamo davanti alla più volte visitata falesia di Bagnasco una delle poche falesia italiane di conglomerato – una roccia, devo dirlo, che o la ami o la odi...-. Se capitate in zona, ad ogni modo, due tiri a Bagnasco sono d'obbligo.
Purtroppo notiamo fin da subito che la temperatura è poco clemente: 12 gradi al sole!
Parcheggiamo poco oltre Ormea dopo un ponte con direzione Bossieta, Campocomune e Bossi.
Di qui sale nel bosco un bel sentiero con tanto di palina 'climbing site'. In dieci minuti siamo alla base della falesia – è stata chiodata anche una paretina dinnanzi alla falesia ma appare poco invitante per la qualità dubbia della roccia!-. La palestra è composta da due roccioni affiancati alti al più venti metri. La roccia è compatta e la chiodatura recente a spit e qualche piastrina artigianale.
L'arrampicata si svolge su placche per le vie più semplici e su strapiombi più o meno accentuati sulle vie medie e difficili.
Ahimè l'esposizione a Ovest ed il fatto che sia locata in un bosco rendono il posto consigliabile nei periodi più caldi. Infatti siamo quasi congelati. Toby sembra un lord perché sta tutto impettito con il suo cappottino imbottito.
Faccio due tiri nel vero senso della parola. Troppo freddo.
Prima di fuggire da questa cella frigorifera naturale faccio due tiri di riscaldamento (mai vocabolo fu più azzardato): Tigri ed Eufrate entrambi di 6b strapiombanti a grosse prese dove per l'insensibilità digitale non sento neanche quando acchiappo le zanche. Pazienza, monto e smonto i due tiri ed andiamo a prendere un poco di sole da qualche altra parte.
La falesia, in conclusione, mi è sembrata molto bella e pittoresca ma ve la sconsiglio in questo periodo; tenetevela per una bella e calda giornata estiva!

Tra l'altro visto che si avvicina il freddo ed il maltempo vi consiglio una visita alla palestra d'arrampicata indoor SASP – a Torino naturalmente (per info www.arrampicata.com) -ora ristrutturata ed ampliata. Io sono di parte perché ci abito vicino ma è diventato davvero un bel posto!

Il privilegio di Sir Pent!



Questo, cari lettori, è un post un poco atipico.
Innanzitutto saluto gli amici di Bologna che ci hanno inviato una mail a cui, scortesemente, non ho ancora risposto. Sto cercando di mettere insieme le idee per una bella risposta intanto ne approfitto per salutarli sul blog.
Ciao prima o poi verremo a tastare anche le vostre rocce che, almeno su internet, promettono piuttosto bene!

Scrivo queste righe al termine di una magnifica giornata sulla roccia.
Con mia mamma ed il mio amicone Toby siamo andati a Revello alla solita ed indimenticabile falesia di San Leonardo.
Questa bella palestra di roccia sorge appena sopra l'abitato omonimo ed è collocata in posizione panoramica sopra la bassa (la foto che vedete sopra non è di Revello ma della pittoresca falesia di Zanser Alm che è praticamente all'altro capo del mondo ma la foto mi piaceva e così...). La roccia, vero punto forte, è uno gneiss a tacche e buchi. L'arrampicata, mai banale, si svolge su placche muri e leggeri strapiombi.
Grande varietà di difficoltà dal 4 al 7b.
Potete trovare informazioni e vie sul rinomato sito http://www.cuneoclimbing.it/ dove sono presenti molti altri topos.
Abbiamo visitato questa falesia più volte ma vi assicuro che è difficile non rimanerne ammaliati.
Così, prima che il freddo diventi troppo intenso per la frequentazione, abbiamo deciso di tornare a Revello.
A dir la verità dalla volta scorsa avevo lasciato in sospeso un progetto ma poco conta...
Arriviamo in falesia alle 10 e qualcosa con Toby che tira dritto verso il giaciglio più comodo - che poi sarebbe anche la partenza di una via...mah!-.
Con mia mamma saliamo alcune belle lunghezze di riscaldamento tra cui la divertente 'Pablo è vivo' (6b) con partenza intensa e bel muro superiore e 'mototopa' (6b) con un passaggio su buchetti un poco carognoso: due vie da non mancare!
Volente o nolente sono continuamente attratto dal conto in sospeso: la bellissima 'Privilegio di Sir Pent'(7a).
Questa lungezza di corda è da molti ritenuta come la più bella di Revello ed io non mi sento certo si smentirli.
Due giri la scorsa primavera ed avevo lasciato il progetto al mio ritorno dal Friuli.
La via offre una scalta su muro verticale piuttosto elegante e continua. Si parte con una serie di verticali buoni e piedi da ricercare. Un primo lancio da due tacche piccole vi porta ad abbrancare un buon buco da cui, con elegante arrampicata, si guadagna un pianetto dove vi è un riposo parziale.
Qui finisce la prima metà della via estetica ma impegnativa.
La seconda metà inizia con una sequenza su tacche e piedi in spalmo con il terz'ultimo mochettonaggio piuttosto impegnativo - si moschetta da un bidito comsi comsa con l'obbligo di posizionarsi bene coi piedi-.
Inizia quindi l'ultima sequenza in placca appena verticale prima su biditi discreti e con un ribaltamento con in mano, per la destra, un buco piatto ed apparentemente difficile da tenere.
Si guadagna quindi la catena con una semplice sequenza su biditi discreti.
In tre riprese riesco ad aver ragione di queste magnifiche sequenze.
Al primo giro monto la via sentendomi piuttosto in forma.
Al secondo giro sbaglio maldestramente una delle sequenze in basso. Inutile dire che salgo in catena mugugnando come Toby quando non lo si fa giocare con la bocia.
Al terzo, un pò come Rocky quando si riprende nei soliti film americanoidi, stringo come si deve e mi ritrovo in catena tronfio come al solito.
Che bella lunghezza e che soddisfazione!
Finiamo d'arrampicare e ci fiondiamo a Pinerolo.
A fare che? direte voi.
Come sarebbe a dire...da McDonald, no?

In fondo chi se ne frega se perdo questo incontro, non mi frega niente neanche se mi spacca la testa, perché l'unica cosa che voglio è resistere, nessuno è mai riuscito a resistere con Creed, se io riesco a reggere alla distanza, e se quando suona l'ultimo gong io sono ancora in piedi... se sono ancora in piedi io saprò per la prima volta in vita mia che... che non sono soltanto un bullo di periferia.

Los Area: cattive notizie!


Cattive notizie dal fronte di Chianocco, cari lettori.
Ieri ci siamo fiondati alla Los area per fare due tiretti e godere di quel bel calcare a buchi e tacche.
Ahimè il cartellone alla base della parete riportava un annuncio disarmante: la falesia è chiusa.
Provvedimento comunale del 10 settembre. Chiusura avvenuta per motivi di pubblica incolumità.
Siamo tornati sui nostri passi un poco delusi ma ci sarà sicuramente un motivo, no?
Speriamo solo che questo gioiellino riapra presto i battenti...
per chi non lo sapesse...
La Los Area è una falesia del comprensorio di Chianocco.
L'altra falesia di Chianocco sorge nell'orrido dove è stata anche attrezzata una via ferrata di difficoltà D breve ma esposta ed adrenalinica. La falesia dell'orrido è stata, però, chiusa -se non sbaglio-.
Alla Los Area si scala su vie di continuità in verticale sui tiri più semplici mentre i tiri più impegnativi offrono brevi sezioni boulderose. La roccia è un bel calcare a buchi e tacche putroppo sovente scavato sulle vie più difficili.
La difficoltà varia dal 6a all'8a ed offre un buon banco di prova un pò per tutti i livelli.
Per informazioni e topos potete consultare il vasto sito www.altox.it

Sorprese sotto le prese!


Dopo il divertente sabato speso a Rorà per la domenica ci spostiamo in valle Maira
Precisamente nella falesia della borgata alpina di Camoglieres. Fino all'ultimo, in verità, si è stati indecisi se andare a Montemale, ma i 20 gradi a Dronero ci hanno fatto desistere - Montemale è una falesia prettamente estiva-.
La miglior sorpresa è senz'altro aver trovato la falesia completamente spopolata.
Toby soddisfatto dalla base della falesia si mette a dormire addossato alla radice di un robusto albero e sarà difficile schiodarlo per almeno un paio di ore.
Dopo il riscaldamento mi attacco a 'sali e vedrai'(7a) un bellissima linea di placca verticale. Il nome sembra dare un senso alla linea della via. La prima parte è infatti fisica con un bloccaggio impegnativo ed induce a pensare che il duro sia finito ma attenzione a non dare giudizi affrettati. La seconda parte riserva ai climber frettolosi nei giudizi una scalata in placca verticale old style molto delicata e di precisione su tacche nette ma appoggi spesso minuscoli che vi obbligerà a scalare precisi fino all'ultimo metro.
E' senz'altro un tiro che mi sento di consigliare e non avendolo ancora liberato è anche per me un progetto stimolante.
Purtroppo al secondo giro accade l'irreparabile, all'altezza del secondo spit tiro una tasca/tacca e questa mi rimane in mano. Mentre volo verso il basso con la presa in mano ho l'espressione ebete di chi non ha ancora capito cosa ha combinato. La presa era utile ma per fortuna non sul passo chiave.
Dopo un accurato lavoro di pulizia e disgaggio scopro che sotto la presa si cela un'altra tacca più o meno simile all'altra così cerco la redenzione pulendo con precisione certosina. Il passo alla fine - non era il passo duro- rimane pressochè invariato - per fortuna!-.
Dunque non mi resta che farci ancora un giro cadendo più volte ma tentando di memorizzare queste belle sequenze.
Alla prossima - sperando di non staccare altre prese!-.

Scritto una settimana dopo...

Il futuro ci è ignoto.
Mentre scrivevo il racconto della bella e tragica - avevo staccato una presa- giornata ancora non avrei potuto sapere quando e se avrei chiuso questa bellissima lunghezza - sali e vedrai-.
In una giornata di tempo cupo abbiamo vagato prima verso la Val Varaita per andare a scalare al Cuop 'd Roure - falesia riparata da un tetto roccioso ed arrampicabile in caso di pioggia- per poi ripiegare verso la Val Maira vedendo che le temperature erano tutto meno che tropicali.
Così può capitare che si rimettano le mani su qualche bel tiro.
Così, mentre Toby dormiva beato - più o meno come sempre- ed i compagni salivano delle divertenti vie ho ripreso a provare 'sali e vedrai'.
Al secondo giro della giornata, complice un'ottima aderenza, sono salito ed ho visto rimanendo estasiato come tutte le volte in cui liberi un tiro e finisci anche per amarlo.
Che dire: una giornata memorabile!
Ed ora una frase un poco roboante tratta dall'ultima versione cinematografica di Robin Hood - lo so che ha poco a che fare ma vi esalterà senz'altro!-
Ribellarsi e ribellarsi ancora, finché gli agnelli diverranno leoni.

Lungo la Val Pellice










Siamo rientrati a Torino perché volenti o nolenti le vacanze estive sono finite – in realtà noi siamo sempre in vacanza!-.
Toby, però, sembra tornare volentieri alla città perché sa gia che sentirà la metà dei tuoni cui la montagna ci ha abituato.
Tuttavia si apre dinnanzi a noi il periodo più bello per la scalata: temperature più umane e meno umidità da ora in poi la faranno da padroni.
Per sabato si dibatte su dove andare a scalare anche se ho gia idea che sarebbe niente male andare a rimettere mano a Rorà.
Questa bella e defilata falesia sorge nella pittoresca Val Pellice la valle di mio papà e dei barbet. A Rorà state certi che non troverete mai la coda perché i flussi dei climbers preferiscono accalcarsi in luoghi più popolari come Revello piuttosto che godere in solitudine dello gneiss della Val Pellice.
La palestra di roccia di Rorà conta una trentina di tiri attrezzati a spit con difficoltà dal 5 al 7b. Lo stile di scalata è assai vario dalla placca verticale tecnica allo strapiombo di continuità su buone prese. La chiodatura è buona a spit ma il posizionamento di alcune protezioni la rende adatta a climbers con una certa esperienza alle spalle.
Arriviamo a Rorà alle dieci spaccate con davanti a noi un'intera giornata da sfruttare.
Si parte con il riscaldamento e con uno Stankomort insolitamente poco menagramo mentre Toby parte a dormire – avrà una forma incurabile di narcolessia?-.
Alcune placche di gradi non proibitivi – 6a-6a+- si rivelano spesso molto tecniche con movimenti per nulla scontati ed una roccia compatta ma dall'ottimo grip.
I più nerboruti potranno di certo cimentarsi sugli strapiombi dove a farla da padrone è la lotta contro la gravità coadiuvata dalla generosità delle prese. Occhio solo a 'rammendare nuvole' (6c+) tiro divertente con un duro boulder su tetto il cui divertimento è minato dai forti attriti dopo aver superato il tetto. Praticamente, per dirla alla Fantozzi, è come se saliste il tiro con un pietrone legato all'imbrago tanto diventerà pesante la corda, da vere merdacce!
Incomincia ben presto a fare freschetto così alcuni di noi – l'audace- si bardano come dovessero fare un'invernale ed altri semplicemente scalano con maggior ardore – di certo non Stankomort-.
Insomma non ci si è annoiati, in una falesia meno conosciuto ma comunque divertente e chissà che presto non si vada alla scoperta di altre rocce di queste parti ne ho giusto vista una sulla guida...

Tutte le strade portano ad Arco!


NO, non è vero non tutte le strade portano ad Arco ma mi piace pensare sia così.
Arco se penso a questo nome mi viene in mente un paese circondato da roccia tanta roccia da poter perdere il senno. E poi, ma rimanga fra noi, ad Arco fa sempre bello!
Non poteva che finire così, quindi: abbiamo imboccato una delle tante strade che portano ad Arco e ne siamo rimasti prigionieri (?) per 5 magnifici e rocciosi giorni.
Ma andiamo con ordine, cari lettori, che di tante falesie vi devo tessere le lodi.
Anche se i conti non mi tornano perché in 5 giorni abbiamo scalato in 6 posti, mah...sarà la magia di Arco.





Il Primo giorno è sempre il migliore!

Partiamo da Cimolais dopo aver portato Tobia a fare un giro (o è lui che porta noi?).
Lo carichiamo in macchina con alcuni bagagli, pochi a dir la verità (no, non è vero da bravi bugia nen ci siamo portati dietro la casa!!!).
Partiamo alla volta di Trento dove sarà necessario fermarsi al nuovo McDonald del posto per valutarne la qualità (ma cosa sto dicendo?).
Belluno, Feltre, ValSugana e siamo a Trento dove vaghiamo due ore prima che un vigile ci dica che il McDonald è dalla parte opposta.
Sosta fantozziana al McDonald: scarica il Toby, ordina due hamburger con cipolla e birra, mangia tutto e, dopo aver scampato la calca dell'una, fuggi verso altri lidi.
Arriviamo ad Arco alle due in punto giusto giusto per vedere che l'ufficio informazioni è chiuso. Così partiamo alla ricerca di un albergo e, evitando il centro di Arco, lo troviamo verso Nago: è l'albergo Everest un nome curioso per un luogo dove i cani sono ben accetti ( Toby viene accarezzato più o meno da dieci persone in dieci minuti).
Anche se avevamo deciso di non scalare il primo giorno l'orologio parla chiaro: sono le quindici e tutto va bene.
Così ci fiondiamo in macchina ed in cinque minuti siamo sotto le pareti di Nago. Bella e storica falesia presenta più settori per una difficoltà dal 4 all'8c.
Ahimè commettiamo l'errore di andare nel primo settore, quello più vicino e comodo e proprio per questo con roccia marmorea.
La parete è presa d'assalto da orde di crucchi che salgono e scendono ed ancora salgono e scendono e si capisce subito che bisognerebbe mettere un caselle autostradale per regolarizzare i flussi su questa parete.
Molto fantozzianamente decido di partire su 'chiedi a Beppo' (6b) perché a casa sono abituato a scaldarmi su questa difficoltà. Ecco: ho detto bene 'a casa' non qui.
Infatti mi imbatto su un muro quasi verticale su roccia consumata e viscida, la chiodatura è sicura ma obbligata così prima di arrivare in sosta soffro di allucinazioni audiovisive e vedo anche la madonna. Questo tiro sarebbe molto bello se non fosse per la roccia usurata dalle ripetizioni e perciò non mi sento di consigliarlo se non a chi si voglia far del male.
E' la volta dell'audace che da seconda gode più serenamente di questo tiro. Toby intanto dorme nel mezzo del covo dei crucchi perché lui, in fondo, è per metà pastore tedesco.
Passiamo alla 'panoramica'(6b+) una via consigliata dai local dove trovo una partenza molto bella di dita su tacche nette e sopra un muro costantemente impegnativo molto bello perché all'apparenza compatto ma con quello che serve.
Il passo iniziale un po' morfologico respinge l'audace che prova così un 6a+ 'Ruggiero lo Perfido' molto montagnoso con passaggio in diedro con roccia comsi comsa.
Alla fine, sono quasi le diciannove, provo un 6c defilato a destra dove spero la roccia sia più 'nuova'. Parto bene per poi scontrarmi, appena sotto la sosta, con un muretto a verticali per le mani e completamente liscio per i piedi. Anche qui dall'ultimo spit alla sosta vedo la madonna.
E qui finisce il primo giorno. Non proprio qui ma piuttosto alla Lega noto locale storico del centro di Arco dove il gulasch alla trentina vi far rinsavire.






Il secondo giorno è sempre il più colorato!

Non si poteva che andare a Massone la falesia policromatica per eccellenza.
Qui la roccia è sempre varia e i tiri sono almeno cento con difficoltà dal 4 al 9a (andate a vedere la mitica ''underground'' al settore Pueblo).
Iniziamo la giornata nel terzo settore dove l'approccio inizia con la bella ma corta 'overbooking'(6a) lunghezza divertente a grosse prese su muro giallo-rosso.
Toby, intanto, come può testimoniare la foto si è talmente affezionato ad un albero da fondere il muso alla corteccia (?).
Segue la via 'Hurgada' (6b) roccia coloratissima e passaggi verticali a tacche non fosse che qualche simpaticone – o qualcuno che ravanava- ha segnato più o meno tutte le prese sia a destra che a sinistra con un caos delirante tanto che a vista non si capisce proprio dove si debba andare.
Molto bello anche il boulderino a tacchette di 'ektoplasma'(6b) dove in pochi metri rimpiangerete d'aver pensato che fino a metà era troppo facile per essere quel grado.
L'audace alla corde mi spinge a provare 'settima luna'(6c+) stupenda lunghezza con un blocco delicato proprio sotto la catena naturalmente con chiodatura obbligata. Mi trovo a volare più volte osservando la catena mentre fiondo verso il basso fino all'ignobile decisione d'acchiapparla riuscendo così a vedere che effettivamente per moschettonare la catena c'era ben poco. Mah...
Contro la volontà di Toby – che s'era innamorato d'un albero- ci spostiamo al quarto settore. Qui la parete è sempre in leggero strapiombo e si presenta a canne e buchi.
Giro d'acclimatamento su 'briciola'(6c) per vedere che la continuità richiesta è buona e le prese sono sempre nette.
Ahimè l'indicatore della benzina comincia a segnare la riserva così fuggiamo ad Arco per un mitico e buonissimo gelato nella gelateria del centro.






Il terzo giorno è quello più panoramico!

Il terzo giorno, onde evitare le masnade di crucchi, scegliamo una falesia defilata a Sarche – una decina di chilometri da Arco-.
La palestra è una fascia di roccia pensile sopra le coltivazioni di viti e la varietà dei tiri ( 21 tiri dal 6a al 7b+) associata alla qualità della roccia ne fanno un luogo ambito.
Riscaldamento sulla bellissima ma non banale 'zombie le chuck'(6a) muro su verticali dove una buona tecnica di piedi è un obbligo.
Intanto sopra di noi c'è un cielo azzurro e terso ed il clima è mitigato da un leggero vento.
Insomma non si potrebbe chiedere di meglio, no?
Si scala poi su 'Totò camen' (6b+) dove ad una partenza tecnica e di dita segue un muro sempre delicato e di esaltante bellezza – no dico davvero è un capolavoro!-.
In questa falesia sembra che i tiri siano un più bello dell'altro e se dovessi trovare un difetto sarebbe che l'altezza non supera mai i quindici metri.
L'arrampicata è sempre tecnica e mai banale, l'uso sapiente dei piedi è indispensabile associato sempre ad una buona forza di dita.
Anche 'ccà n'sciun è fess'(6b) regala un bella scalata con un passo di difficile interpretazione appena sopra la metà. Anche qui roccia abrasiva.
Con 'son stanco' (6b/C) infine capiamo di esser davvero stanchi almeno per quel giorno.
Così con Toby – che oramai si è adattato alla perfezione al ruolo di vacanziero- torniamo nel centro di Arco per il solito gelato.




Il quarto giorno è il più pieno!

Il resoconto della giornata: due falesie una la mattina una il pomeriggio.
Al mattino siamo alla falesia di Passo San Giovanni a pochi chilometri da Nago in direzione Rovereto.
La palestra è composta da più massi chiodati con difficoltà dal 4 all'8a.
La roccia propone una scalata tecnica e di movimento su calcare compatto ed un poco usurato.
Apriamo le danze con 'Hari Sheldon'(6a) scalata tecnica su muro leggermente appoggiato con un'uscita a mio parere più impegnativa del grado proposto.
Toby intanto, ma lo scopriremo solo dopo, ha aperto il sacchetto dei panini e se li è mangiati quasi tutti -maialozzo!-.
La scalata prosegue su 'io noi gaia' (6a+) dove penso venga offerta la scalata di 6a+ più difficile al mondo, un muro liscio dove muoversi con delicatezza su appoggi precari e appigli piccoli piccoli. A mio parere un poco fuori grado ma è solo la mia opinione.
Segue la delicatissima 'sogni di robot' (6b+) una placca liscia e tecnicissima dove vedo la madonna ed Elvis ed anche il Che.
Lo stile devo ammetterlo non è di quelli che mi fanno impazzire ma bisogna pur scalare dovunque, no?
Dopo qualche giro per liberare – o perlomeno per tentare- i tiri andiamo a far merenda ad Arco dove mangiamo un ottimo trancio di pizza salamino e cipolla...Toby naturalmente non mangia niente visto che abbiamo da poco scoperto che s'è fregato i panini.
Stanchi ma non furbi partiamo alla volta della Terra Promessa un'isolata falesia nella vallata sopra Massone.
La palestra suddetta offre una trentina di itinerari di grado medio-alto dal 6a+ all'8c.
La guida la consiglia come uno dei posti più pittoreschi che la Valle del Sarca possa offrire e poi vedere dal basso – purtroppo solo dal basso- i tiri duri su cui scalano i big non ha prezzo, no?
Arriviamo in questa magnifica falesia e scopriamo che l'ambiente è favoloso.
Un bosco alle spalle ed un mare di roccia dinnanzi – di cui solo una piccola parte chiodato-.
Riscaldamento su 'Lorenzo' (6a+) muro su roccia eccelsa molto continuo nelle difficoltà – ma qui ad Arco il grado è sempre un po' tiratello-.
La roccia presenta tacche e canne ed è molto rugosa tanto che fidarsi dei piedi è facile.
Un giro su un 6b bello e cattivello mentre con la coda dell'occhio osserviamo un forte crucco che prova un 7c+ a vista – che livello!-.
Toby intanto dorme sereno come al solito e più del solito forse perché sta digerendo quelli che sarebbero dovuti essere i nostri panini.
Cena alla Lega e panza pienissima.






Il quinto giorno è il più stanco!

E' il quinto giorno: siamo cotti!
Ma ancora una falesia ci sta eccome.
Partiamo alla volta della Valle di San Felice una ridente vallata tra Arco e Rovereto.
L'obbiettivo è la falesia di Nomesino dove alberga il primo 8b del fortissimo Rolando Larcher (Energia=MC2).
Questa palestra è senz'altro di comodo accesso visto che si parcheggia sotto e l'ampia varietà di difficoltà dal 6a+ all'8b la rendono accessibile a quasi tutti.
La guida la consiglia per la qualità della roccia dei suoi muri.
In effetti il muro colpisce subito per la colorazione della roccia e per la sua compattezza.
Riscaldamento su 'Auschwitz'(6a+) bel muro a buchetti e placca finale liscia liscia di quelle che vedo nuovamente la madonna.
L'indicatore segna decisamente riserva.
Ancora un 6b di movimenti su roccia eccelsa ed un 6c fessuroso prima e placcoso dopo dove vedo ancora una volta chi-sapete-voi e decidiamo di finire qui l'arrampicata.
Toby monta in macchina felice – ne avrà ben le balle piene di tutte queste falesie- e noi andiamo a gustare un ultimo gelato ad Arco.
Cena a Pedavena sulla strada del ritorno con Toby che ruba dalla tavola due wurstel – ma allora lo fai apposta!- dimostrando di essere irrecuperabile!.